Chiedere (e accettare!) carezze

Pubblicato da lapedagogista il 14 mag, 2012 in Famiglia, Pensieri educativi | 3 commenti

Parlando di carezze, ovvero quegli speciali riconoscimenti esistenziali che ci inviano e che ci inviamo, abbiamo già spiegato che la nostra fame di riconoscimenti è così grande, che se non riceviamo sufficienti carezze positive, faremo in modo di riceverne almeno di negative: una qualsiasi carezza, anche negativa, è meglio che non ricevere nessun tipo di riconoscimento.
Provate a pensare ai bambini: se nessuno gli presta attenzione, escogitano un modo per farsi rimproverare (ottenere anche delle carezze negative), piuttosto che passare inosservati.
Nell’economia delle carezze abbiamo parlato anche del divieto “non riconoscere carezze a te stesso” che spesso ci portiamo dietro.
Soffermiamoci ora su altre due limitazioni alla libera circolazione delle carezze.
•  non chiedere carezze che desideri o di cui hai bisogno;
•  non accettare carezze anche se le desideri;
Quando è partito l’evento #10coseSuper, molte hanno chiesto ai mariti, compagni, genitori, figli in cosa erano super. E ci sono state reazioni di sorpresa, imbarazzo, insoddisfazione…
Diamoci il permesso di chiedere alle persone per noi importanti le carezze di cui abbiamo bisogno . Le carezze che otteniamo chiedendole, non hanno meno valore di quelle che ci vengono date spontaneamente. Un abbraccio chiesto, non vale meno di un abbraccio spontaneo: è sempre un abbraccio. Se non è sincero sarà sempre un abbraccio non sincero. Spesso noi ci aspettiamo che chi ci vive accanto ci legga nella mente, ma, ahimè, non siamo così trasparenti e limpidi da comunicare i nostri desideri. Inoltre l’altro è diverso da me, quello che desidero io, può non essere ciò che desidera lui: non è facile mettersi nei panni dell’altro. Piuttosto che pretendere o aspettarsi che siano gli altri a capire, impariamo a chiedere chiaramente e semplicemente ciò di cui abbiamo bisogno per stare bene.
Ma soprattutto impariamo ad accettare le carezze. Quando ci dicono una nostra qualità spesso ci imbarazziamo e non sappiamo più dove guardare.
Quando riceviamo una carezza: non minimizziamo i complimenti che ci fanno, non facciamo finta di nulla, non cambiamo subito discorso, non facciamo immediatamente anche noi una carezza alla persona da cui l’abbiamo ricevuta. Impariamo a accogliere le carezze, a gustarle come un bambino gusta l’abbraccio della mamma. Diciamo grazie. E basta. E assaporiamo l’emozione che stiamo provando.
Se col nostro atteggiamento o con le nostre parole rifiutiamo o ci imbarazziamo per le carezze che riceviamo, è probabile che la persona che ci sta accarezzando, dopo uno o due rifiuti, desista e non provi più ad inviarci riconoscimenti positivi.
Un modo per migliorare la nostra dieta di carezze è chiedere quello che desideriamo e imparare a gustarlo.
Quali sono le cose per cui gli altri vi apprezzano? Le cose in cui vi dicono che siete Super? E il momento di chiedere le carezze di cui avete bisogno alle persone per voi importanti e di gustarvele.

Leggi anche  Le carezze come nutrimento

3 Commenti

  1. e se le carezze non si riuscisse a darle??
    se si avesse un “blocco” verso una persona da non riuscire nemmeno a toccarla senza provare un blocco di tutti i muscoli???
    io provo questo verso mia madre.

  2. Nell’ “economia” delle carezze, un’altra delle “regole” che impariamo fin da piccoli è “non dare carezze quando ne hai da dare”.
    Capita spesso che evitiamo di dare una carezza a una persona perchè temiamo di apparire ridicoli o per la puara di essere respinti.
    Spesso non ne siamo nemmno consapevoli e ci sembra normale.
    Se oinvece ce ne rendiamo conto e ci pesa, possiamo iniziare a chiederci:
    cosa sento? dove sento questa sensazione? cosa succederebbe se mi dessi il permesso di dare una carezza a mia mamma?

  3. Io questo articolo lo spammo, sappilo. Notte

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